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L’asino che deride il cinghiale

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    C’era una volta un asino un po’ imbranato e un po’ ignorante, che amava fare battute e prendere in giro gli altri animali della foresta. Un giorno, mentre camminava nella radura, incontrò un cinghiale che stava pascolando tranquillo.

    L’asino non resistette alla tentazione di fare uno scherzo e, con un sorriso malizioso, salutò il cinghiale con un “Salve, fratello”. Ma il cinghiale non ci mise molto a capire che si trattava solo di una presa in giro e si infuriò.

    “Come osi chiamarmi fratello?”, gridò il cinghiale. “Tu sei solo un asino, un animale stupido e ignorante!”

    L’asino, invece di scusarsi, rispose con un’altra battuta: “Ma guarda che naso che hai! Sei sicuro di non essere parente dei maiali?”

    Il cinghiale non prese bene quest’ulteriore provocazione e si preparò a contrattaccare, ma poi decise di non farlo. “Non voglio sporcarmi le zampe con il sangue di un codardo come te”, disse infine, e se ne andò.

    L’asino, che non aveva capito il pericolo in cui si era messo, continuò a ridere e a fare battute sul cinghiale ancora per un po’. Ma poi, quando vide gli altri animali della foresta guardarlo con disprezzo e disappunto, capì che aveva sbagliato.

    Si rese conto che il suo comportamento era stato offensivo e stupido e che poteva metterlo in pericolo. Così, decise di fare ammenda e di chiedere scusa al cinghiale per il suo comportamento.

    L’asino imparò la lezione che non si deve mai deridere gli altri e che bisogna avere rispetto per gli altri animali della foresta. E, a partire da quel giorno, cercò di essere più gentile e di non fare mai più battute offensive.

    Versione Originale

    Asinus irridens aprum

    Plerumque stulti, risum dum captant levem,
    gravi destringunt alios contumelia
    et sibi nocivum concitant periculum.

    Asellus apro cum fuisset obvius:
    «Salve» inquit «frater». Ille indignans repudiat
    officium et quaerit, cur sic mentiri velit.

    Asinus demisso pene: «Similem si negas
    tibi me esse, certe simile est hoc rostro tuo».
    Aper, cum vellet facere generosum impetum,
    repressit iram et: «Facilis vindicta est mihi,
    sed inquinari nolo ignavo sanguine».

    Traduzione Letterale in italiano

    L’asino che deride il cinghiale

    Spesso gli stupidi, mentre cercano una risata leggera,
    infliggono gravi offese agli altri
    e causano pericolo dannoso a se stessi.

    Un asino incontrò un cinghiale e disse:
    “Salve, fratello”. Quello (il cinghiale), indignato, respinse
    il saluto e chiese perché volesse mentire.

    L’asino, abbassando la testa (disse): “Se neghi che somiglio a te,
    sicuramente questo mio naso somiglia al tuo”.
    Il cinghiale, volendo fare uno slancio generoso,
    represse l’ira e (disse): “La vendetta sarebbe facile per me,
    ma non voglio macchiarmi con il sangue di un codardo”.

    Morale della favola

    La morale di questa favola è che spesso gli stupidi, mentre cercano una risata leggera, infliggono gravi offese agli altri e causano pericolo dannoso a se stessi. Invece di fare battute offensive e provocare gli altri, è importante avere rispetto per gli altri e cercare di essere gentili e compassionevoli.
    Non si dovrebbe mai prendere in giro gli altri, ma piuttosto cercare di capirli e di mettersi nei loro panni.

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