C’era una volta una volpe che passeggiava in una vigna. Ad un certo punto alzò lo sguardo e vide un grappolo d’uva. Era matura e succosa ma si trovava su una pergola davvero alta.
La volpe, così, iniziò a saltare per provare a prenderla ma non ci riusciva.
Dopo un po’ si stancò e decise che non valeva più la pena di tentare, non ci sarebbe mai riuscita. Però non poteva ammettere a se stessa e agli altri animali del campo che non era stata in grado di cogliere l’uva. Così, se ne andò dicendo “Non è ancora matura e a me non piace l’uva acerba!”.
Fermandosi al primo tentativo la volpe ha rinunciato a qualcosa di molto bello, magari provando e riprovando avrebbe trovato una soluzione. Ma non lo saprà mai e dovrà vivere per sempre nel dubbio.
Versione Originale
De vulpe et uva
Fame coacta vulpes alta in vinea
uvam appetebat summis saliens viribus;
quam tangere ut non potuit, discedens ait:
«Nondum matura est; nolo acerbam sumere».
Qui facere quae non possunt verbis elevant,
ascribere hoc debebunt exemplum sibi.
Traduzione Letterale in italiano
La volpe e l’uva
La volpe, costretta dalla fame, in una vigna alta,
desiderava l’uva, saltando con tutte le sue forze;
ma non potendo toccarla, se ne andò dicendo:
“Non è ancora matura; non voglio prenderla acerba”.
Coloro che svalutano a parole quanto non sono in grado di fare,
dovrebbero attribuire questo esempio a se stessi.”
Morale della favola
Questa favola ci insegna a non arrenderci facilmente alle difficoltà e a perseverare per raggiungere i nostri obiettivi, invece di rinunciare e giustificarci con scuse