C’era una volta un corvo, con delle splendide penne nere come l’ebano, che si posava sui rami di una quercia per osservare il mondo. Un giorno, il corvo rubò un pezzo di formaggio dalla finestra di una casa vicina e decise di andare a mangiarlo seduto sulla quercia.
Ma mentre era lì, la volpe lo vide e cominciò a lusingarlo con parole astute: “Oh, che splendore delle tue penne, corvo! Quanto sei bello e maestoso!” Il corvo, che amava sentirsi lodato, iniziò a gonfiare il petto e a cantare per dimostrare la sua voce.
Ma mentre cantava, il pezzo di formaggio cadde dalla sua bocca e la volpe lo prese subito con avidità tra i denti. Il corvo, che si sentì ingannato e sciocco, si lamentò per la sua sventura.
La volpe, invece, mangiò il formaggio con soddisfazione e se ne andò via, lasciando il corvo con l’amaro in bocca. Da quel giorno, il corvo imparò che non si deve mai farsi ingannare dalle lusinghe e dalle parole astute, perché spesso nascondono inganni e cattive intenzioni.
Ma non tutto fu perduto per il corvo. Dalle sue piume nere e luminose, imparò a trarre vantaggio e a stupire gli altri animali del bosco. Iniziò a volare e a planare con grazia, mostrando a tutti la bellezza delle sue penne. E la volpe, che aveva cercato di ingannarlo, capì che la vera bellezza risiede nella sincerità e nella modestia, non nelle lusinghe e nelle parole vuote.
Versione Originale
Vulpis et corvus
Qui se laudari gaudet verbis subdolis,
Fere dat poenas turpes poenitentia.
Cum de fenestra corvus raptum caseum
Comesse vellet, celsa residens arbore,
Vulpis hunc vidit, deinde sic coepit loqui:
«O qui tuarum, corve, pennarum est nitor!
Quantum decoris corpore et vultu geris!
Si vocem haberes, nulla prior ales foret»
At ille stultus, dum vult vocem ostendere,
Emisit ore caseum, quem celeriter”
Dolosa vulpes avidis rapuit dentibus.
Tunc demum ingemuit corvi deceptus stupor.
Traduzione Letterale in italiano
La volpe e il corvo
Colui che gode di essere lusingato con parole astute,
di solito paga con una vergognosa penitenza.
Quando il corvo aveva rubato un pezzo di formaggio dalla finestra
e voleva mangiarlo seduto su un’alta quercia,
la volpe lo vide e cominciò a parlare così:
“Oh, che splendore delle tue penne, corvo!”
quant’è bello il tuo corpo e il tuo volto!
Se avessi una voce, saresti il miglior uccello
ma quello sciocco, mentre voleva dimostrare la sua voce,
lasciò cadere dalla bocca il formaggio, che rapidamente
la furba volpe prese con avidità con i denti
allora finalmente il corvo, ingannato, si lamentò.
Morale della favola
La morale di questa favola è che non dobbiamo fidarci delle parole lusinghiere degli altri, poiché spesso nascondono intenzioni malvagie.