C’era una volta un ciabattino di nome Marco che viveva in un piccolo villaggio. Marco era un artigiano abile ma la sua bottega era sempre vuota di clienti. I tempi erano duri e lui lottava per guadagnarsi da vivere. Un giorno, Marco ebbe un’idea brillante: decise di diventare un medico per aiutare le persone e ottenere più rispetto e clienti.
Senza alcuna conoscenza medica, Marco iniziò a raccogliere erbe e a mescolarle in modi strani, creando un “antidoto” che diceva fosse miracoloso. Con il passare del tempo e con molte parole pompose, Marco riuscì a convincere il villaggio che era diventato un guaritore esperto.
Un giorno, però, Marco si ammalò gravemente. Il re del regno, sentendo della fama di Marco, decise di metterlo alla prova. Il re chiese a Marco di curarsi usando il suo antidoto e offrì una ricompensa generosa in cambio.
Marco, spaventato di rivelare la verità, confessò di non essere un vero medico e di aver ingannato tutti con le sue parole vuote. Il re, deluso ma saggio, disse al popolo del regno: “Guardate quanto siamo sciocchi a mettere la nostra fiducia in uno che non sa curare neanche i propri piedi!”
Da quel giorno, il villaggio imparò che la vera sapienza non si può comprare con parole vuote e che fidarsi di chi non ha le competenze necessarie può portare a gravi conseguenze.
E così, Marco decise di tornare al suo mestiere di ciabattino, ma questa volta con un nuovo rispetto per la saggezza e la verità. E il villaggio imparò che la fiducia e la conoscenza sono più preziose di qualsiasi promessa vuota.
Versione Originale
Ex sutore medicus
Malus cum sutor inopia deperditus
medicinam ignoto facere coepisset loco
et venditaret falso antidotum nomine,
verbosis acquisivit sibi famam strophis.
Hic cum iaceret morbo confectus gravi
rex urbis, eius experiendi gratia
scyphum poposcit: fusa dein simulans aqua
miscere illius antidoto se toxicum,
ebibere iussit ipsum posito praemio.
Timore mortis ille tum confessus est
non artis ulla medicum se prudentia
verum stupore vulgi factum nobilem.
Rex advocata contione haec addidit:
«Quantae putatis esse vos dementiae,
qui capita vestra non dubitatis credere,
cui calceandos nemo commisit pedes?»
Hoc pertinere vere ad illos dixerim,
quorum stultitia quaestus impudentiae est.
Traduzione Letterale in italiano
Da ciabattino a medico
Quando il ciabattino, perduto nella povertà,
cominciò a fare medicina in un luogo sconosciuto
e vendette un antidoto con un falso nome,
con molte parole acquisì per sé la fama di guaritore.
Quando si trovò malato gravemente,
il re della città, per metterne alla prova il potere,
gli chiese una coppa: fingendo di versare acqua,
gli ordinò di mischiare in essa il suo antidoto e di berlo,
offrendo un premio in cambio.
Allora, per paura della morte, confessò di
non essere un medico esperto in alcuna arte,
ma di essere diventato famoso solo per la stupidità del popolo.
Il re, parlando in assemblea, aggiunse:
“Quanto pensate di essere stupidi,
se non esitate ad affidare le vostre vite
a colui al quale nessuno ha affidato i (propri) piedi da calzare?”
Potrei dire che questo si applica veramente a coloro
la cui stupidità è fonte di guadagno per la spudoratezza.
Morale della favola
Ognuno dovrebbe fare solo ciò che sa fare bene e non cercare di interpretare un ruolo che non gli appartiene. Gli imbroglioni possono inizialmente ingannare la gente ignorante, ma prima o poi vengono scoperti e devono affrontare le conseguenze delle loro azioni.