Una volta, tanto tempo fa, il sole, stanco di stare tutto il giorno da solo nel cielo, decise di voler trovare una moglie.
Sulla terra, però, le rane erano molto preoccupate da questa decisione e iniziarono a gridare forte forte, sempre di più.
Così facendo attirarono l’attenzione di Giove che, infastidito da tutto quel baccano, gli chiese: “Cosa avete da urlare?”.
Una delle rane, allora, rispose: “Già ora, con questo caldo, il sole secca tutti i corsi d’acqua e ci fa morire di sete. Cosa succederebbe se il sole dovesse avere dei figli?? Di sicuro non ci sarà più acqua su nessun punto della terra!!”
Versione Originale
Ranae ad solem
Vicini furis celebres vidit nuptias Aesopus, et continuo narrare incipit.
Uxorem quondam Sol cum vellet ducere, clamorem ranae sustulere ad sidera. Convicio permotus quaerit Iuppiter causam querellae.
Quaedam tum stagni incola “Nunc” inquit “‘omnes unus exurit lacus, cogitque miseras arida sede emori. Quidnam futurum est si crearit liberos?’
Traduzione Letterale in italiano
Le rane al sole
Esopo vide le solenni nozze di un ladro (suo) vicino (di casa) e subito dopo comincia a raccontare.
Una volta, quando il Sole volle prendere moglie, le rane alzarono delle forti grida verso il cielo. Stordito da quel putiferio Giove chiede la causa di (quelle) lamentele.
Allora un abitante dello stagno risponde: “Ora uno (sole) secca tutti i laghi, e costringe (noi) misere (rane) a morire perché la (nostra) dimora (è diventata) arida. Che futuro è se dovesse avere figli?”
Morale della favola
Essere vessati da un prepotente è certo una gran brutta cosa ma averne più di uno è cosa di gran lunga peggiore.