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La cornacchia superba e il pavone

C’era una volta una cornacchia che si sentiva migliore di tutte le sue compagne. Un giorno vide alcune bellissime piume di pavone a terra e immediatamente le raccolse e se le mise addosso.

Cornacchia Fedro

Tornando dalle altre cornacchie, iniziò a guardarle dall’alto in basso, gli disse quanto fossero povere e brutte con le loro penne nere. Lei,  invece, era bellissima e sarebbe andata dagli altri pavoni, loro sì che erano uccelli con cui era bello stare.

I pavoni, però, ben presto si accorsero che lei era una cornacchia. Gli strapparono di dosso le ali da pavone e la cacciarono via.

La cornacchia, ormai sola, tornò dalle altre sue simili ma queste, ancora offese da come le aveva trattate, decisero di non riaccoglierla più tra loro.

Pavone Fedro

Versione Originale

Graculus superbus et pavo

Ne gloriari libeat alienis bonis, suoque potius habitu vitam degere, Aesopus nobis hoc exemplum prodidit.

Tumens inani graculus superbia pinnas, pavoni quae deciderant, sustulit, seque exornavit. Deinde, contemnens suos se immiscuit pavonum formoso gregi. Illi impudenti pinnas eripiunt avi, fugantque rostris. Male mulcatus graculus redire maerens coepit ad proprium genus, a quo repulsus tristem sustinuit notam. 

Tum quidam ex illis quos prius despexerat: “Contentus nostris si fuisses sedibus et quod natura dederat voluisses pati, nec illam expertus esses contumeliam nec hanc repulsam tua sentiret calamitas”.

Traduzione Letterale in italiano

La cornacchia superba e il pavone

Esopo ci ha lasciato questo esempio affinché nessuno si compiaccia vantandosi di beni altrui, ma piuttosto trascorra una vita secondo il proprio stato.

Una cornacchia, gonfia di vuota superbia, raccolse le penne che erano cadute a un pavone e se ne adornò. Quindi, disprezzando i suoi (simili), si unì ad un bel branco di pavoni. Qui strapparono le penne all’uccello sfrontato, e lo cacciarono a beccate. La cornacchia dolorosamente malmenata se ne tornò triste alla propria specie, dalla quale fu respinta e ricevette un duro rimprovero.

Allora uno fra quelli che prima aveva disprezzato disse: “Se ti fossi accontentata di stare con noi e se avessi accettato di buon grado ciò che la natura ti aveva dato, non avresti né subito quell’ affronto né soffriresti ora per questo allontanamento”.

Morale della favola

Chi aspira per vanagloria ad allontanarsi da quelli del suo ceto per entrare a far parte di coloro che contano viene disprezzato da questi e schernito da quelli.

Saggezza popolare

“L è mèj li cabri di sò zapèj” – Sono meglio le capre dei propri dirupi.
Equivalente di “moglie e buoi dei paesi tuoi”.

(Proverbio della Valtellina)