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Il cervo alla fonte

Il cervo alla fonte

C’era una volta un cervo che un giorno si fermò presso un pozzo per bere. Quando guardò nell’acqua, vide il suo riflesso e cominciò ad ammirare le sue belle corna mentre non si reputava soddisfatto delle zampe. Secondo lui erano troppo esili e poco possenti.

All’improvviso sentì i cacciatori che si avvicinavano e spaventato cominciò a fuggire attraverso il campo, correndo velocemente per sfuggire ai cani che lo inseguivano.

Il cervo si rifugiò nella foresta, ma lì si trovò intrappolato dalle sue stesse corna e, non potendo scappare, venne acciuffato dai cani. 

Così si rese conto che avrebbe dovuto grato per le zampe che aveva disprezzato mentre ciò che aveva esaltato con arroganza gli aveva causato solo dolore.

fonanile

Versione Originale

Cervus ad fontem

Laudatis utiliora quae contempseris, 
saepe inveniri testis haec narratio est.

Ad fontem cervus, cum bibisset, restitit,
et in liquore vidit effigiem suam.
Ibi dum ramosa mirans laudat cornua
crurumque nimiam tenuitatem vituperat,
venantum subito vocibus conterritus,
per campum fugere coepit, et cursu levi canes elusit.

Silva tum excepit ferum;
in qua retentis impeditus cornibus
lacerari coepit morsibus saevis canum.

Tum moriens edidisse vocem hanc dicitur:
‘O me infelicem, qui nunc demum intellego,
utilia mihi quam fuerint quae despexeram,
et quae laudaram , quantum luctus habuerint.

Traduzione Letterale in italiano

Il cervo alla fonte

Sii grato per ciò che hai, anziché lamentarti per ciò che non hai,
spesso questa storia lo dimostra.

Il cervo si fermò al pozzo dopo aver bevuto
e vide la propria immagine nell’acqua.
Lì, mentre ammirava le sue corna ramificate
e criticava la sua debolezza delle zampe,
spaventato dalle voci dei cacciatori
cominciò a fuggire attraverso il campo con una corsa leggera e ingannò i cani.

Poi la foresta catturò il selvaggio (animale);
nella quale, intrappolato dalle corna, 
cominciò a essere dilaniato dai morsi feroci dei cani.

Si dice che morendo abbia pronunciato questa invocazione:
“Oh, (quanto sono) infelice! Ora capisco finalmente
quanto fossero utili per me le cose che avevo disprezzato
e quanto dolore portassero quelle che avevo lodato.

Morale della favola

La morale di questa favola è che dovremmo apprezzare ciò che abbiamo e non lamentarci di ciò che non abbiamo, perché ciò che consideriamo un difetto potrebbe essere ciò che ci salva in situazioni difficili.